domenica 19 giugno 2016

PROGETTO : EFEBO D'ORO-Character Minotauro

Per un progetto in progress inerente la realizzazione di un corto del quale dovrei occuparmi dei concept e dello storyboard ( come già detto di recente) e che vede coinvolti anche altri colleghi della mia scuola nello scrivere il soggetto e la sceneggiatura del filmato.

Primo character definitivo del protagonista che vede, ad opera di una riscrittura della mia collega Annamaria Iudice, prendere spunto dall'omonimo e famoso racconto di Durrenmatt: il Minotauro.



A seguire il racconto rielaborato:

Minotauro ( da “Racconti” di F. Durrenmatt)
Genere : cortometraggio
Durata:
Autore: Annamaria Iudice

Il Minotauro è giovane; ha una testa da toro, eredità del bianco toro consacrato a Poseidone, sopra l’atletico corpo da uomo. La testa è mostruosa: enorme, poderosa, invasa da una lanuggine marrone chiaro un po’ arruffata; le corna corte e ricurve che quasi si toccano; gli occhi iniettati di sangue, piccoli e sporgenti; la lingua violacea che pende dalla bocca. E’ mostruoso, ma non sa di esserlo. Vergogna per il padre e per la città, è stato nascosto per anni, occultato in una stalla insieme alle vacche, sorvegliato dai servi del padre. Ma diventato troppo grande, è stato drogato e rinchiuso in un labirinto affinché il mondo sia protetto da lui e lui dal mondo.
E’solo. Si sveglia; non riconosce il luogo; resta accovacciato e sbircia intorno; davanti a lui un’altra creatura lo guarda con sospetto; è accovacciata. Poco più in là un’altra. Si volta, un altro minotauro lo osserva. E poi ancora un altro. E’ solo, ma non sa di esserlo. Le pareti del labirinto sono tutte di vetro e riflettono la sua immagine e le immagini della sua immagine. E’circondato da un’infinità di creature fatte come lui, che prima lo spiano, poi lo guardano sempre più attente e sospettose.
Balza in piedi per scacciarle, ma anche loro sbalzano in piedi contemporaneamente. Si rannicchia e anche loro si rannicchiano intorno a lui. Non c’è modo di cacciarle.
Fissa l’immagine che gli è più vicina che lo guarda dritto negli occhi; indietreggia e anche quella indietreggia. Il suo piede urta lo specchio; si volta ed ecco, un altro minotauro lo guarda. Abbassa lo sguardo sul suo corpo per confrontarlo con quello delle immagini e anche le immagini abbassano lo sguardo sul loro corpo e lo confrontano con il suo. Si rende conto di essere fatto allo stesso modo di quelle creature. Sorride: è una creatura fra molte altre creature uguali.
Anche le altre creature sorridono. Le saluta agitando la mano destra e quelle rispondono agitando la sinistra. In piedi, alza le mani e lancia un muggito e con lui alzano le mani e muggiscono un’infinità di creature uguali con un’eco che si rincorre all’infinito.
Si sente invadere da un senso di gioia. Si fa audace, si avvicina ad una delle immagini; le tocca una mano; è fredda e liscia. Comincia a fare capriole, salti e le creature con lui. Lo imitano. Fa ancora qualche prova: muove le mani, chiude un occhio. E quelle con lui. Lo imitano. Lo considerano un capo. O forse un dio? E’ felice. Comincia a danzare per il labirinto attraverso l’universo delle sue immagini. Con lui danzano gli altri minotauri in una danza vorticosa di immagini identiche.
Si ferma. Si irrigidisce. Immobili, accovacciate alcune fanciulle lo stanno osservando.
Si tratta di una fanciulla e delle sue innumerevoli immagini riflesse negli specchi. La ragazza ha paura. Sa che il minotauro è uno solo, ma non sa quale. Vorrebbe capirlo per sfuggirgli. Gli si trova invece sempre più vicina. Non riesce a staccare gli occhi da quella testa mostruosa.
Il Minotauro si alza. Va verso la ragazza. E’affascinato; ha capito che il mondo non è popolato solo da minotauri. Lui si avvicina e lei fugge. Comincia una bufera di minotauri e fanciulle che si accostano, si discostano, si scompigliano tra loro. In questo turbinio, la fanciulla gli cade tra le braccia. E’ calda, non fredda come i minotauri che aveva toccato fino ad allora. Il Minotauro è felice e danza e nella danza porta con sé la fanciulla, l’abbraccia, la stringe forte. La uccide senza rendersene conto. Gli sembra che dorma; la depone fra le pareti di specchi e si corica accanto a lei. Sogna di correre e giocare con la fanciulla.
Quando si sveglia accanto a lui c’è un groviglio di penne, becchi, colli, occhi che tracciano cerchi su di lui. E’ uno stormo di uccelli rapaci che scendono in picchiata, divorano, risalgono. Il Minotauro non comprende cosa accade, non vede nulla, sia per lo sbattere delle ali, sia perché il sole si è ora levato nel cielo e lo acceca. Sono scomparsi tutti i minotauri e le fanciulle e con loro anche la fanciulla che era accanto a lui. Il riverbero del sole annulla il riflesso delle immagini nello specchio, ma il Minotauro non lo sa. Pensa di essere stato abbandonato. E’ triste. D’improvviso vede due piedi che si muovono. Non è la fanciulla, ma le assomiglia; ha un mantello nella sinistra e una spada nella destra. Il suo corpo è più forte e poderoso. Si avvicina. Non lo affascina come la fanciulla; ma vuole giocare con lui; ha capito che deve essere meno impetuoso per non farlo diventare immobile. Sbuffa contento e quando l’essere comincia ad agitare il mantello, comincia a danzare. Nel riverbero del sole sono ombre che si rincorrono: l’una danza, batte le mani, ride perché ha trovato un altro compagno di giochi; l’altra lo segue per colpire con la spada nascosta nel mantello; si vergogna un po’: il mostro ha il candore di un bambino.
Il sole inizia la sua discesa; ritornano i minotauri e con loro ci sono tanti fanciulli con la spada e col mantello che danzano e si intersecano gli uni con gli altri. I minotauri danzano girando su stessi, i fanciulli si molleggiano avanti e indietro aspettando di colpire. Il Minotauro danza per la felicità roteando su se stesso ancora più velocemente. Il tramonto tinge di rosso le pareti del labirinto e la spada del fanciullo si affonda nel petto del Minotauro. Il Minotauro fa qualche passo di danza con la spada nel petto; poi si ferma, estrae la spada e l’osserva stupito. La getta lontano da sé e con la mano sinistra tocca il suo petto da cui fuoriesce il sangue nero. Porta anche la destra al petto. E’ confuso. Non capisce. Intuisce che il fanciullo non lo ama come lo avevano amato prima i minotauri e la fanciulla. Anche gli altri minotauri attorno a lui sono perplessi e vacillano portandosi le mani al petto. E se nessuno lo avesse mai amato?
Sei fanciulle e sei fanciulli a questo punto si materializzano. Si tengono per mano e nel riverbero degli specchi danno vita ad una fila che sembra non finire più.
Il Minotauro ha l’impressione che l’intera umanità si stia avventando su di lui per annientarlo. Si rannicchia. I giovani, convinti che sia colpito a morte, si avvicinano, formano un cerchio, gioiscono danzando selvaggi girotondi attorno a lui, sempre più rapidi, sempre più selvaggi. Allora il suo furore esplode. Non vede più neanche gli altri minotauri ( i fanciulli coprono gli specchi del labirinto); pensa che lo abbiano abbandonato; rotea gli occhi, freme, si china a fondo, tende i muscoli, scatta verso l’alto e si avventa su di loro: incorna prima una fanciulla e sparisce con essa nel labirinto; torna con le corna sudicie di sangue e si avventa sul groviglio dei corpi bianchi uniti insieme dal cieco terrore. Colpisce, schiaccia, fa a brandelli. Sopra di lui gli avvoltoi stridono e svolazzano aspettando di completare il loro pasto.
Ormai c’è la luna nel cielo. Il Minotauro si guarda intorno e vede le sue immagini riflesse negli specchi che formano ombre nere. I minotauri sono tornati adesso che non ne ha bisogno. Li minaccia con i pugni e quelli fanno altrettanto. Il suo furore ne è accresciuto e si scaglia a capo chino sulla prima delle ombre. Sfonda la parete e fra le schegge di vetro cerca la sua ombra che è scomparsa .Ma il traditore riappare poco più in là e lo spia, guardandolo bieco. Si avvicina, lo affronta, lo colpisce con entrambi i pugni con rabbia sempre più forte, con la forza della sua disperazione. Ma il nemico che ha davanti e che colpisce è freddo, liscio, non ha il calore dei corpi dei fanciulli. Si ferma, guarda l’immagine davanti a sé, arretra; anche quella si ferma, guarda e arretra. Scopre di essere davanti a se stesso. Non esistono altri minotauri, ma uno solo. E’ solo. E’ un essere mostruoso che è stato relegato lontano dagli uomini e dal mondo. Cade a terra disperato. Sogna.Sogna l’amicizia, la fratellanza, l’amore.
Mentre dorme arriva danzando Arianna e gli avvolge intorno alle corna un filo rosso. Si sveglia e vede venirgli incontro un minotauro. Non può essere la sua immagine perché lui è disteso e quello è in piedi che cammina verso lui. E’ disorientato. Si mette in piedi, alza entrambe le braccia e quello fa altrettanto. Potrebbe essere la sua immagine, ma c’è qualcosa che non va: quelle mani si sono alzate con un attimo di ritardo; hanno esitato! Fa un passo di danza e con lui danzano le immagini, ma alcune in modo impacciato. Muove la mano destra e quello di fronte a lui pure: è la mano sbagliata. Guarda meglio il minotauro che gli sta di fronte; ha al suo fianco qualcosa di peloso che lui non ha. Non è un’immagine, ormai è certo. Ulula per la gioia. Esiste un secondo minotauro; non è più solo. Danza la sua felicità intorno all’altro minotauro. Quello sfodera il pugnale dalla guaina di pelo che porta al fianco e quando il Minotauro gli si getta tra le braccia, confidando di aver trovato un amico, lo colpisce piantando con perizia il pugnale tra le spalle. Il Minotauro muore prima di cadere a terra. Teseo si toglie la maschera da toro e così fanno tutte le immagini rimaste nello specchio. Riavvolgono il filo rosso e scompaiono nel labirinto. Veloci arrivano gli avvoltoi per il loro pasto.


Ancora un'altro studio del personaggio











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