venerdì 11 luglio 2014

Il mio Picasso.

Ieri, su un canale satellitare della feltrinelli ho visto un docufilm su Picasso.
Fin qui niente di nuovo, visto che nel mio archivio-video possiedo rari documentari sull'artista catalano, assenti dalla rete e trasmessi ai tempi su raisat-art.
Quello che vorrei sottolineare era il perno su cui ruotava l'intera sceneggiatura.
Il ritrovamento di una mole di 120.000 pezzi fra quadri, disegni, stampe, ceramiche, sculture, etc.. che alla morte dell'artista, nel 1973, vennero catalogati e stimati.


Un vero tesoro per gli eredi, ma dal mio punto di vista, un "sacro rifugio" dove Picasso trovava appagamento e soddisfazione.
I vari studi delle meravigliose ville o castelli contenevano quello che l'artista aveva accumulato in una vita. Quindi, collezioni, opere di altri artisti, libri e oggetti di varia natura, che per la vorace vitalità e l'edonismo del soggetto, avevano sicuramente un grande potenziale affettivo.

Da questa considerazione, la mia riflessione su quello che ognuno di noi può aver visto,  proprio di Picasso e quanto rimanga dentro, di tutto il potenziale rivoluzionario della sua opera.
In definitiva qual' è il tuo Picasso!
Se si guarda indietro e si fa mente locale sulle città europee visitate ogni museo Picasso lascia qualche segno particolare nella propria memoria.

Le grandi litografie o acqueforti sulla Tauromachia, viste a diciassette anni, presenti a Parigi e commentate dal prof. De Lisi come opere di grande virtuosismo tecnico e capacità di elaborazione. O la testa di toro formata da un sellino e manubrio di bicicletta.

Ma non erano questi i miei Picasso!

I meravigliosi costumi o scenografie realizzati per Djagilev, visti con Lia in una riproposizione dei Balletti Russi del Teatro Massimo di Palermo.






Pur avendo aspirazioni di scenografo, ancora non si riesce a trovare quella relazione empatica che ti fa mettere al di sopra di tutte le esperienze visive dell'autore, quel "tuo" Picasso.

Incredibile ma vero, pur nell'aver visto con grande coinvolgimento "Guernica" al Museo Reina Sofia a  Madrid  nel 1995,  quell'azione rivoluzionaria, di stravolgimento, rimescolamento delle tue certezze e convinzioni, non te la fa sentire come "tua".



Quell'unica opera che mi ha fatto capire che si poteva scegliere l'arte come percorso di vita riguarda un "frammento" di piastrella che il nostro non ha gettato via e ha riutilizzato dipingendoci sopra. Si trova esposta in una teca del Museo Picasso della capitale francese. 
Rigirandola e utilizzando un rigatino o tratteggio verticale, nelle scanalature a rilievo della parte posteriore, il maestro (perché così lo percepii allora) disegna un volto con le orbite ombreggiate.
Ancora adolescente quel frammento divenne il mio Picasso!



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