mercoledì 13 luglio 2016

ELOHIM CREA ADAMO- Parigi-Settembre 1996

Esattamente venti anni fa, realizzavo un sogno che avevo da quando frequentavo il Liceo Artistico e  da quando cominciavo ad avere un'idea consapevole di che cosa fosse l'Arte per me.
Un' esposizione a Parigi, nella capitale mondiale della cultura e dell'innovazione estetica, almeno, fin quando, in quella calda estate del '96, immaginavo potesse essere la città francese.
E nelle speranze della mia età d'allora, ventidue anni, sicuramente lo era.

Per l'evento che era uno scambio culturale fra le nostre municipalità, a fare gruppo con me, Andrea, Blu e Tiziana, amici e colleghi dell' Accademia.

Pensando ad un'opera grafica di William Blake e a tutti i miei riferimenti di allora, il progetto del mio "pezzo" da portare con me, doveva avere a che fare con qualcosa di arcaico e ancestrale nello stesso tempo; un rimando alle culture dell'Europa più vecchia e di stampo laico-religioso:
"la creazione di Adamo".


Un'installazione grafico-pittorica composta da un totem centrale formato da tavole intelaiate e dipinte ad olio e listellate che rappresentassero i soggetti principali dell'idea: Elohim crea Adamo. Ai lati, due ali di una sessantina di acrilici su carta, monocromi, riproducenti le varie sfaccettature dell'umanità, raffigurate in forme archetipiche e stilemiche.

Questo il risultato.


Qui c'è tutto quello che mi piaceva allora ( e che continua a piacermi adesso) : la Secessione Viennese con Klimt e Schiele, Hundertwasser, Kafka con la Metamorfosi, la Transavanguardia e Mimmo Paladino e non ultimo il Fumetto.
 L'opera abbracciava una larghezza di m 6 x 2,5 di altezza, circa.
Era smontabile e facile da trasportare e da adattare a qualsiasi spazio avessi potuto trovare.
Ricordo ancora lo stupore al telefono del funzionario del comune, quando mi comunicava la preoccupazione del suo interlocutore parigino in merito all'allestimento dell'opera.
Non mi sono mai pentito delle scelte che ho fatto allora.
Sapevo che era un' occasione unica e che non potevo portare delle semplici tele da appendere.
Volevo che ci si ricordasse di me...

Con Andrea e gli altri abbiamo documentato e vissuto quella che secondo me è stata la più bella esperienza formativa che un ragazzo dell'Accademia potesse fare. Vivere dieci giorni a contatto con l'Arte, in un'ipotesi di formazione e lavoro che già ti fa entrare nei meccanismi delle organizzazioni  espositive e nello stesso tempo ti permette di visitare gratuitamente tutti i più importanti musei della capitale francese. Cosa si vuole di più?
Estasi e divertimento. Pieno appagamento e realizzazione di se.
In là e in piccole dosi, solo rare volte o riprovato quelle sensazioni.
Esattamente quel tempo indefinito e bloccato che ho percepito mentre montavamo e allestivamo la mostra. Quella luce del tardo pomeriggio che entrando dalle grandi finestre neoclassiche del "II Arrondissemant" nel quartiere della Borsa,  faceva si che quello che avevamo creato e portato fin la avesse qualcosa di magico e divino.










All'inaugurazione il Sindaco di Parigi e il direttore dell'istituto Italiano di cultura di allora e alcuni politici nostrani...invece, attualissimi!




Rassegna stampa



E ancora, quello che ero io in quei dieci giorni. Dalle espressioni frutto dei luoghi esplorati e degli incontri fatti si puó benissimo leggere, quanto fossi pienamente sazio di un raro benessere e felice al punto che tale esperienza mi sarebbe bastata per il resto della vita.













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