Primo character definitivo del protagonista che vede, ad opera di una riscrittura della mia collega Annamaria Iudice, prendere spunto dall'omonimo e famoso racconto di Durrenmatt: il Minotauro.
A seguire il racconto rielaborato:
Minotauro ( da “Racconti” di F.
Durrenmatt)
Genere : cortometraggio
Durata:
Il Minotauro è giovane; ha una testa
da toro, eredità del bianco toro consacrato a Poseidone, sopra
l’atletico corpo da uomo. La testa è mostruosa: enorme, poderosa,
invasa da una lanuggine marrone chiaro un po’ arruffata; le corna
corte e ricurve che quasi si toccano; gli occhi iniettati di sangue,
piccoli e sporgenti; la lingua violacea che pende dalla bocca. E’
mostruoso, ma non sa di esserlo. Vergogna per il padre e per la
città, è stato nascosto per anni, occultato in una stalla insieme
alle vacche, sorvegliato dai servi del padre. Ma diventato troppo
grande, è stato drogato e rinchiuso in un labirinto affinché il
mondo sia protetto da lui e lui dal mondo.
E’solo. Si sveglia; non riconosce il
luogo; resta accovacciato e sbircia intorno; davanti a lui un’altra
creatura lo guarda con sospetto; è accovacciata. Poco più in là
un’altra. Si volta, un altro minotauro lo osserva. E poi ancora un
altro. E’ solo, ma non sa di esserlo. Le pareti del labirinto sono
tutte di vetro e riflettono la sua immagine e le immagini della sua
immagine. E’circondato da un’infinità di creature fatte come
lui, che prima lo spiano, poi lo guardano sempre più attente e
sospettose.
Balza in piedi per scacciarle, ma anche
loro sbalzano in piedi contemporaneamente. Si rannicchia e anche loro
si rannicchiano intorno a lui. Non c’è modo di cacciarle.
Fissa l’immagine che gli è più
vicina che lo guarda dritto negli occhi; indietreggia e anche quella
indietreggia. Il suo piede urta lo specchio; si volta ed ecco, un
altro minotauro lo guarda. Abbassa lo sguardo sul suo corpo per
confrontarlo con quello delle immagini e anche le immagini abbassano
lo sguardo sul loro corpo e lo confrontano con il suo. Si rende conto
di essere fatto allo stesso modo di quelle creature. Sorride: è una
creatura fra molte altre creature uguali.
Anche le altre creature sorridono. Le
saluta agitando la mano destra e quelle rispondono agitando la
sinistra. In piedi, alza le mani e lancia un muggito e con lui alzano
le mani e muggiscono un’infinità di creature uguali con un’eco
che si rincorre all’infinito.
Si sente invadere da un senso di gioia.
Si fa audace, si avvicina ad una delle immagini; le tocca una mano; è
fredda e liscia. Comincia a fare capriole, salti e le creature con
lui. Lo imitano. Fa ancora qualche prova: muove le mani, chiude un
occhio. E quelle con lui. Lo imitano. Lo considerano un capo. O forse
un dio? E’ felice. Comincia a danzare per il labirinto attraverso
l’universo delle sue immagini. Con lui danzano gli altri minotauri
in una danza vorticosa di immagini identiche.
Si ferma. Si irrigidisce. Immobili,
accovacciate alcune fanciulle lo stanno osservando.
Si tratta di una fanciulla e delle sue
innumerevoli immagini riflesse negli specchi. La ragazza ha paura. Sa
che il minotauro è uno solo, ma non sa quale. Vorrebbe capirlo per
sfuggirgli. Gli si trova invece sempre più vicina. Non riesce a
staccare gli occhi da quella testa mostruosa.
Il Minotauro si alza. Va verso la
ragazza. E’affascinato; ha capito che il mondo non è popolato solo
da minotauri. Lui si avvicina e lei fugge. Comincia una bufera di
minotauri e fanciulle che si accostano, si discostano, si
scompigliano tra loro. In questo turbinio, la fanciulla gli cade tra
le braccia. E’ calda, non fredda come i minotauri che aveva toccato
fino ad allora. Il Minotauro è felice e danza e nella danza porta
con sé la fanciulla, l’abbraccia, la stringe forte. La uccide
senza rendersene conto. Gli sembra che dorma; la depone fra le pareti
di specchi e si corica accanto a lei. Sogna di correre e giocare con
la fanciulla.
Quando si sveglia accanto a lui c’è
un groviglio di penne, becchi, colli, occhi che tracciano cerchi su
di lui. E’ uno stormo di uccelli rapaci che scendono in picchiata,
divorano, risalgono. Il Minotauro non comprende cosa accade, non vede
nulla, sia per lo sbattere delle ali, sia perché il sole si è ora
levato nel cielo e lo acceca. Sono scomparsi tutti i minotauri e le
fanciulle e con loro anche la fanciulla che era accanto a lui. Il
riverbero del sole annulla il riflesso delle immagini nello specchio,
ma il Minotauro non lo sa. Pensa di essere stato abbandonato. E’
triste. D’improvviso vede due piedi che si muovono. Non è la
fanciulla, ma le assomiglia; ha un mantello nella sinistra e una
spada nella destra. Il suo corpo è più forte e poderoso. Si
avvicina. Non lo affascina come la fanciulla; ma vuole giocare con
lui; ha capito che deve essere meno impetuoso per non farlo diventare
immobile. Sbuffa contento e quando l’essere comincia ad agitare il
mantello, comincia a danzare. Nel riverbero del sole sono ombre che
si rincorrono: l’una danza, batte le mani, ride perché ha trovato
un altro compagno di giochi; l’altra lo segue per colpire con la
spada nascosta nel mantello; si vergogna un po’: il mostro ha il
candore di un bambino.
Il sole inizia la sua discesa;
ritornano i minotauri e con loro ci sono tanti fanciulli con la spada
e col mantello che danzano e si intersecano gli uni con gli altri. I
minotauri danzano girando su stessi, i fanciulli si molleggiano
avanti e indietro aspettando di colpire. Il Minotauro danza per la
felicità roteando su se stesso ancora più velocemente. Il tramonto
tinge di rosso le pareti del labirinto e la spada del fanciullo si
affonda nel petto del Minotauro. Il Minotauro fa qualche passo di
danza con la spada nel petto; poi si ferma, estrae la spada e
l’osserva stupito. La getta lontano da sé e con la mano sinistra
tocca il suo petto da cui fuoriesce il sangue nero. Porta anche la
destra al petto. E’ confuso. Non capisce. Intuisce che il fanciullo
non lo ama come lo avevano amato prima i minotauri e la fanciulla.
Anche gli altri minotauri attorno a lui sono perplessi e vacillano
portandosi le mani al petto. E se nessuno lo avesse mai amato?
Sei fanciulle e sei fanciulli a questo
punto si materializzano. Si tengono per mano e nel riverbero degli
specchi danno vita ad una fila che sembra non finire più.
Il Minotauro ha l’impressione che
l’intera umanità si stia avventando su di lui per annientarlo. Si
rannicchia. I giovani, convinti che sia colpito a morte, si
avvicinano, formano un cerchio, gioiscono danzando selvaggi girotondi
attorno a lui, sempre più rapidi, sempre più selvaggi. Allora il
suo furore esplode. Non vede più neanche gli altri minotauri ( i
fanciulli coprono gli specchi del labirinto); pensa che lo abbiano
abbandonato; rotea gli occhi, freme, si china a fondo, tende i
muscoli, scatta verso l’alto e si avventa su di loro: incorna prima
una fanciulla e sparisce con essa nel labirinto; torna con le corna
sudicie di sangue e si avventa sul groviglio dei corpi bianchi uniti
insieme dal cieco terrore. Colpisce, schiaccia, fa a brandelli. Sopra
di lui gli avvoltoi stridono e svolazzano aspettando di completare il
loro pasto.
Ormai c’è la
luna nel cielo. Il Minotauro si guarda intorno e vede le sue immagini
riflesse negli specchi che formano ombre nere. I minotauri sono
tornati adesso che non ne ha bisogno. Li minaccia con i pugni e
quelli fanno altrettanto. Il suo furore ne è accresciuto e si
scaglia a capo chino sulla prima delle ombre. Sfonda la parete e fra
le schegge di vetro cerca la sua ombra che è scomparsa .Ma il
traditore riappare poco più in là e lo spia, guardandolo bieco. Si
avvicina, lo affronta, lo colpisce con entrambi i pugni con rabbia
sempre più forte, con la forza della sua disperazione. Ma il nemico
che ha davanti e che colpisce è freddo, liscio, non ha il calore dei
corpi dei fanciulli. Si ferma, guarda l’immagine davanti a sé,
arretra; anche quella si ferma, guarda e arretra. Scopre di essere
davanti a se stesso. Non esistono altri minotauri, ma uno solo. E’
solo. E’ un essere mostruoso che è stato relegato lontano dagli
uomini e dal mondo. Cade a terra disperato. Sogna.Sogna l’amicizia,
la fratellanza, l’amore.
Mentre dorme arriva danzando Arianna e
gli avvolge intorno alle corna un filo rosso. Si sveglia e vede
venirgli incontro un minotauro. Non può essere la sua immagine
perché lui è disteso e quello è in piedi che cammina verso lui. E’
disorientato. Si mette in piedi, alza entrambe le braccia e quello fa
altrettanto. Potrebbe essere la sua immagine, ma c’è qualcosa che
non va: quelle mani si sono alzate con un attimo di ritardo; hanno
esitato! Fa un passo di danza e con lui danzano le immagini, ma
alcune in modo impacciato. Muove la mano destra e quello di fronte a
lui pure: è la mano sbagliata. Guarda meglio il minotauro che gli
sta di fronte; ha al suo fianco qualcosa di peloso che lui non ha.
Non è un’immagine, ormai è certo. Ulula per la gioia. Esiste un
secondo minotauro; non è più solo. Danza la sua felicità intorno
all’altro minotauro. Quello sfodera il pugnale dalla guaina di pelo
che porta al fianco e quando il Minotauro gli si getta tra le
braccia, confidando di aver trovato un amico, lo colpisce piantando
con perizia il pugnale tra le spalle. Il Minotauro muore prima di
cadere a terra. Teseo si toglie la maschera da toro e così fanno
tutte le immagini rimaste nello specchio. Riavvolgono il filo rosso e
scompaiono nel labirinto. Veloci arrivano gli avvoltoi per il loro
pasto.
Ancora un'altro studio del personaggio