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Zibaldobe Facebookiano 17- Risposta a Don Milani
scusi se rispondo con notevole ritardo alla sua lettera, ma quest'ultima mi ha dato modo di riflettere molto a lungo sulle sue parole.
Da quello che ho letto (ormai parecchio tempo fa) si evince quanto dal di fuori si abbia un'idea distorta della scuola, pensando come ha fatto lei e il suo collettivo, che il nostro istituto abbia operato una selezione di carattere sociale, favorendo solo i ragazzi/e ricchi/e che non hanno problemi di nessun genere a trovare i mezzi e gli strumenti per istruirsi. Le dico con forza che sulle prime mi aveva colpito quest' accusa decisa e mirata ad una ipotetica mia intenzione di voler bocciare solo i poveri della mia classe. Poi, evitando precipitose risposte a questa falsa accusa, mi son chiesta come mai un uomo della sua esperienza e levatura culturale non ipotizzasse mai che anche una semplice professoressa potesse essere di umili origini e provenire da una famiglia povera. Ma ancor di più, e cercando di non pensare ai facili appellativi e aggettivi che un tale ragionamento poteva portare a pensare, come io possa ricavarne alcun vantaggio agevolando solo i figli dei più abbienti. Io non ho un secondo lavoro e non sono un'imprenditrice che deve intessere relazioni di natura clientelare per secondi fini economici, né mi interessa alcuna appartenenza politica, (contrariamente a lei) per favorirmi e diventare preside o dirigente di qualche presunto provveditorato. Lì la politica decide a prescindere da una mia opinione o da una mia presunta capacità discriminatoria e di selezione di futuri votanti, per cui il motivo per non aver risposto subito alla sua acclarata lettera è riconducibile al biasimo che provavo scorrendone ogni singola frase e pensando che magari il suo valore positivo e un po' ideologigo riuscisse un giorno a trovare una sua ragion d'essere.
Sono passati 50 anni da allora e la scuola continua ad essere ritenuta sempre la sola colpevole di un insuccesso scolastico; molti di quei luoghi comuni, di tanti anni or sono, persistono. È ancor più grave, secondo un preciso ordine di disfacimento di un'istruzione democratica e meritevole dell'impegno, della costanza e dell'abnegazione allo studio (parole oramai vuote di significato nell'era digitale che viviamo), che nessuno debba più subire quella che per lei e la sua lettera era l'onta della bocciatura. Oggi nessuna di noi professoresse boccia più e burocraticamente sappiamo come far figurare potenzialità inespresse dei ragazzi/e senza che le abbiamo realmente tirate fuori, perchè i problemi sociali e di natura economica si sono moltiplicati e il ruolo educativo dei genitori è venuto a mancare come i più alti valori di legalità del nostro paese.
Se pensa ancora, da lassù, di criticare il mio operare solo per questa possibilità di bocciare qualcuno, si rassicuri: il problema è stato finalmente risolto.