Nel 2010, ho realizzato un corposo portfolio da inviare alla Sergio Bonelli Editore.
Lavorare su Dylan Dog è molto dura!
In quel periodo credo di aver messo l'anima in questo breve corto, del quale ho curato anche la sceneggiatura e l'impaginazione grafica.
Cover e quarta-retro della cartella contenitore
Totalmente autoprodotto e stampato in soli 3 esemplari la storia che segue è stata apprezzata dall'allora curatore della testata, Giovanni Gualdoni che con grande gentilezza mi rispose con una lettera qualche tempo dopo l'invio. Pur dichiarando l'originalità del segno, Gualdoni mi segnalava delle decisive incongruenze delle caratteristiche del personaggio, dei dettagli delle location e dello storytelling.
Con il senno di poi, non posso dargli torto. Se Dylan in ambito editoriale facesse seguito a tutte le sperimentazioni possibili, soprattutto di autori misconosciuti, perderebbe schiere intere di lettori...
E a ben guardare alcune scelte fatte allora, oggi non le rifarei.
Si faccia sempre tesoro delle critiche e si rivedano, per coerenza, dopo un po' di tempo!
Per completezza dell'informazione allego la lettera che accompagnava il portfolio:
Dylan Dog
LA
SIGNORA M.
Una
storia breve di Francesco Conte
Gentile Giovanni Gualdoni,
mi chiamo Francesco Conte, ho 36 anni,
vivo e lavoro a Palermo.
Da anni leggo Dylan Dog e non esagero
se scrivo che la sua lettura è stata determinante per la mia
formazione di fumettista e illustratore.
Non nego che mi piacerebbe collaborare
con Voi e in modo particolare con la testata dell’indagatore
dell’incubo.
Per fare in modo che questo mio
desiderio possa avverarsi, ho pensato di realizzare un breve “corto”
che avesse la veste grafica ed editoriale di un Portfolio e che fosse
una storia con alcuni degli aspetti tipici dei racconti di Dylan Dog:
l’ironia e l’orrore che prendono forma dagli incubi quotidiani o
dalle debolezze degli uomini. In qualche modo ho voluto affrontare il
personaggio in uno dei momenti più drammatici della sua storia o
continuity regolare.
In riferimento alle splendide trame di
Tiziano Sclavi e Paola Barbato, e contando sulla loro indulgenza, ho
pensato di ricollocare il nostro Dyd in quel pub irlandese visto sia
nel n. 121, “Finchè morte non vi separi” e ne “Il numero 200”
della serie regolare. Così, scrivendo una prima bozza di soggetto e
sceneggiatura, mi chiedevo se e quante volte l’Old Boy si fosse
avvicinato alla morte o se quest’ ultima non si fosse
materializzata davanti ai suoi occhi.
Quindi, inserendo la figura
tradizionale della signora con la falce in un contesto dove qualcuno
si perde nell’alcol, mi è tornato alla mente il bellissimo romanzo
“Pulp”di Charles Bukowski dove con l’ironia che
contraddistingue lo scrittore Beat, si consuma un surreale dialogo
fra il protagonista detective, qualche altro avventore e una
fantomatica “Signora M.”, pronta a battute secche e taglienti sul
destino di chi sceglie la dipendenza da alcol come via d’uscita
dall’orrore di una vita sregolata o di una perdita troppo dolente
da poter sopportare.
Sempre sull’onda della continuity, ho
voluto aggiungere la Signora M. in quel susseguirsi di vecchi amici
di Dyd, come l’ispettore Bloch e Groucho che nelle due storie della
collana provano in tutti i modi ad aiutare il nostro ad uscire
dall’alcol. Come personaggio-avventore del pub, invece di una
qualunque comparsa mi piaceva omaggiare la recente scomparsa di
Salinger, ultimo di una generazione di scrittori nudi e crudi,
facendogli lanciare la moneta che decide le sorti di chi beve insieme
alla Signora M.
Ho cercato di realizzare al meglio una
piccola storia di un personaggio che rispetto molto, come rispetto il
segno di tanti disegnatori che si sono susseguiti nella serie e che
mi hanno insegnato ad amare questo mezzo espressivo. Fra tutti Roi,
Casertano, Piccatto, Villa, Venturi etc.
Chissà se il fato non voglia che anche
io nel mio piccolo e senza ambizioni di scrittore non mi veda dare un
contributo grafico ad un eroe del fumetto che amo alla follia.