giovedì 21 novembre 2024

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Scusate la lunghezza. Mi hanno molto colpito, qualche anno fa, le ultime parole di Piero Angela, lette al suo funerale, dal figlio Alberto che sulla massima leonardesca e ricalcandone i contenuti, manifestavano l'accettazione della morte come parte integrante della vita; una sua conseguenza naturale, nel caso in cui, dopo una dignitosa vecchiaia, ci si spenga senza rimpianti e coscienti di un percorso esistenziale ben speso. La mia riflessione, però, va oltre questo ricordo; vuole concentrarsi sulla paura e su cosa si prova nel momento del trapasso. Su quel preciso stato terminale di rassegnazione accettata e quell'ultimo guizzo di lucidità e ancoramento alla vita che ti fa spalancare gli occhi sembrando di provare un sentimento di paura. Penso, forse cinicamente che nessuno è esente dalla paura. È che tutti proveremo questo sentimento...compreso, quando è successo a lui, il nostro Piero Angela. Penso anche, a metà del mio percorso che è pur vero che vanno distinte la paura dal terrore. La prima con molta probabilità la proveremo tutti , il secondo, lo proveranno solo gli stronzi o coloro i quali si sono sempre prodigati a giudicare gli altri, a ferirli e razionalmente a provocare dolore. Non ci protrà essere remissione sedativa: perchè se sei stato coscientemente una merda, per tutta la vita, il passaggio sarà ancora più inaccettabile; il terrore sarà ancora più materiale e concreto. Quindi perchè pensare a questo, quando sei nel fiore degli anni e senti, nella maggior parte dei casi e soprattutto nelle relazioni, di comportanti il più delle volte bene e senza oggettivamente fare troppi danni? Perchè il più delle volte si fa e facciamo del male inconsapevolmente quando ci relazioniamo e senza volerlo, in uno stato di incoscienza distratta, del quale però in una forma o nell'altra, dovremo rendere conto e del quale ci accorgeremo nel momento finale. Come in una seduta di ipnosi psichiatrica che farà venire tutto a galla. A seguire Josef Albers

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